PIRGOPOLINICE: Mi raccomando, il mio scudo deve brillare più dei raggi del sole quando il cielo è sereno. Voglio che, in caso di bisogno, nel pieno della battaglia, esso abbagli la vista ai nemici.... Ma ora consoliamo questa spada, che non si lamenti né si perda d’animo, se da troppo tempo me la porto oziosa al fianco: Poveretta, muore dalla voglia di far salsicce dei nemici. Ma dov’è Artrotogo?
ARTROTOGO: Eccolo qua, al fianco di un eroe forte e fortunato, dall’aspetto regale. Marte non oserebbe paragonare le sue prodezze alle tue.
PIRGOPOLINICE: Alludi a quello che salvai nei campi dei Ghiottoni, dov’era comandante in campo Bombone Incapacione, nipote del dio Nettuno?
ARTROTOGO: Proprio di lui, quel tale dalle armi d’oro, di cui tu disperdesti le legioni con un soffio, come fa il vento con le foglie e con le canne dei tetti.
PIRGOPOLINICE: Ma questo non è niente, per Polluce!
ARTROTOGO: Certo, questo non è niente, per Ercole!, a paragone di quello che potrei dire delle altre tue prodezze... che non ha mai compiuto. Se qualcuno dovesse trovare un uomo più impostore e più borioso di costui, mi tenga pure per sé come schiavo. C’è solo una cosa di buono: da lui si mangiano certi pasticci d’olive... da impazzire!
PIRGOPOLINICE: Dove sei?
ARTROTOGO: Eccomi. E quell’elefante in India? Per Polluce! Come hai fatto a spezzargli un braccio con un pugno?
PIRGOPOLINICE: Come, un braccio?
ARTROTOGO: Volevo dire una gamba!
PIRGOPOLINICE: E’ stato un colpetto da niente!
ARTOTROGO: Per Polluce, se ce l’avessi messa tutta, il tuo braccio gli avrebbe trapassato la pelle e le budella e gli sarebbe uscito dalla bocca.
PIRGOPOLINICE: Non ho voglia di parlare di queste cose.
ARTOTROGO: Per Ercole, neppure io ho voglia di parlare delle tue prodezze, le so a memoria. E’ per via della pancia che devo passar per buone tutte le fandonie che mi racconta.
PIRGOPOLINICE: Ti ricordi....?
ARTOTROGO: Mi ricordo: in un sol giorno ne ammazzasti 150 in Cilicia, 30 a Sardi, 60 in Macedonia, 100 a Citrullopoli.
PIRGOPOLINICE: Per Pulluce. hai una gran bella memoria!
ARTOTROGO: Me la rinfrescano i bocconcini.
PIRGOPOLINICE: Se continuerai a comportarti così, non ti mancherà mai da mangiare; per te ci sarà sempre un posto alla mia tavola.
ARTOTROGO: Lo sanno tutte che di Pirgopolinice, al mondo, ce n’è uno solo, e che il tuo valore, la tua bellezza, le tue imprese, sono uniche al mondo. Sono tutte innamorate di te; e non hanno torto, bello come sei! Ieri due alla Suburra mi hanno tirato per il mantello...
PIRGOPOLINICE: E cose ti hanno detto?
ARTOTROGO: Mi han fatto un mucchio di domande. “Ma è Achille?” diceva una. “No - le risposi - è suo fratello” E allora l’altra: “E’ proprio bello, per Castore! - mi fa - E che distinzione! E come gli sta bene quella pettinatura!”
PIRGOPOLINICE: Dicevano proprio così?
ARTOTROGO: M’han supplicato tutte e due di farti passare di là oggi...
PIRGOPOLINICE: E’ una vera disgrazia essere troppo bello! Ma via... le accontenterò. Serpillus! Botrillus! La lettiga, subito. Aspettatemi qui, torno subito. Per Polluce e per Alluce! Che mai succede?
ARTOTROGO: Pirgopolinice, ecco pane per i tuoi denti! Ma attento, possiede un’arma che ti colpirà a morte. Difendi le tue sottili e delicate orecchie!
PIRGOPOLINICE: Vile attentatore! Tu non sai a chi ti rivolgi. Non vedi la mia divisa di soldato romano?
VIGILE: Embè? E tu non vedi la mia di ufficiale comunale?
PIRGOPOLINICE: Per tutti gli dei! Costui vuol forse insinuare che c’è una divisa che supera per importanza quella dell’esercito romano?
VIGILE: An vedi questo, oh! E che se crede d’esse’ ‘sto fanatico, con tutte ‘ste cianfrusaglie addosso! A pataccaro!!!
PIRGOPOLINICE: Meno ciarle e dimmi cosa vuoi.
VIGILE: Siccome la legge me dà ‘sto diritto, sai che famo? Hai da pagà! Poerché mo te appioppo ‘na murta co’ fiocchi! Embè? Che nun ce ll’hai l’orecchi? Me pareva de sì. Aho, sgancia er sordo, scuci le cucuzze, molla er dinero, los dindos, the money! Ir trabiccolo qui nun ce po’ sta! E’ divieto de sosta!!! Aho, e chi è ‘sto rammollito? Ussa via! So’ 50.000 più IVA. Concili o metto a verbale?
PIRGOPOLINICE: Verbale? Di che coniugazione?
VIGILE: A Bullo, nun lo fa er furbo! Si no mo te porto in guardina!
PIRGOPOLINICE: Ahimè tapino! Io che mi gloriavo di questa divisa, sicuro del rispetto di tutti. E’ mai possibile che uno straniero mi minacci? E poi perché? Perché non so i verbi?
LAPA – Non a me penso, figlia mia, ma alla tua felicità.
JACOPO – Figliola, sii ragionevole, vedi quanto soffre tua madre, quanto si affanna per la tua caparbietà.
STEFANO – Sorella, perché vuoi abbandonare la vita terrena?
CATERINA – Io non abbandono la vita, anzi l’abbraccio con tutto l’amore perché Dio mi ha dato opportunità di conoscere me e la mia volontà.
Addì 11 maggio 1849
Stanotte nessuno ha dormito. C'è stato un temporale fortissimo. Sembrava che anche il cielo cantasse il miserere per Livorno. Durante la notte anche il De Sarre, il Ghilardi e il Piva se ne sono andati, visto che ormai non c'è più nessun ordine da dare. Stamani è tornato il sereno. Quelli rimasti si contavano ma, nonostante lo scoraggiamento nel vedersi pochi e male armati, si ripetevano: "Resistere finché bastano le braccia e le cartucce". E poi? Poi sarà la volontà di Dio. All'alba eravamo alla barricata di via del Gran Principe.
PIERO - Ehi, Enrico, ci siamo.
ENRICO - Bene, restate con me.
MASO - Com'è andata stanotte?
ENRICO - Tutto silenzio. I bersaglieri della Morte sono stati di guardia alla porta.
LUCA - Ci hanno detto che quasi tutti gli ufficiali sono scappati.
ENRICO - E' così. Quelli rimasti si contano sulle dita di una mano. Non sono più ufficiali, non hanno più ordini da dare, oggi combatteranno come soldati semplici.
CENCIO - Gli Austriaci ora cosa fanno?
ENRICO - Forse D'Aspre si aspettava la resa, ma è rimasto deluso. Comunque ha piazzato due batterie per aprire una breccia nelle mura tra San Marco e Fiorentina.
FOFFO - Torre ha aperto il fuoco!
PIERO - L'avevo immaginato. Gli Austriaci stanno aprendo la breccia.
MASO - Ci vuol poco, con la loro artiglieria.
FOFFO - Sulla Fortezza Nuova hanno alzato bandiera bianca.
SANSONE - Gli Austriaci sono entrati in città.
ENRICO - Li accoglieremo come conviene.
SANSONE - Piva è rientrato stamani presto, Guarducci era a Barriera Maremmana. Gli Austriaci stanno entrando anche di lì. Sarebbe morto, se il cognato non l'avesse costretto a ritirarsi sul Molo. Anche Piva si è messo in salvo, come pure Ravenna e Frizzoni.
CENCIO - Enrico, eccoli! Sono entrati dalla breccia e hanno aperto la porta.
ENRICO - Mettetevi al riparo. Svelti, andate!
MASO - Vieni via anche tu.
LUCA - Vieni con noi, Enrico!
ENRICO - Lasciatemi, io non ho nulla da perdere, ormai. Andate, vi dico e mi raccomando: niente fuoco dalle case.
SANSONE - Enrico, vieni o ti portiamo via a forza!
ENRICO - Proprio tu vieni a dirmi certe cose!
MASO - Che vale a questo punto morire?
ENRICO - E' una questione d'onore.
SANSONE - L'onore l'hai già dimostrato a dovere. Prendilo, Maso.
Così, nel momento del sommo sacrificio, con le giubbe bianche che dilagavano in città, un colpo di fucile mi ha colpito di striscio ed io mi sono finto morto. Col cuore che mi batteva forte, pensavo alla mia mamma, al dolore che avrebbe provato se fossi morto per davvero. Intorno a me c'erano i corpi dei caduti per la libertà, barbaramente uccisi dagli Austriaci. Mi sono messo a piangere come un bambino. Finalmente mi sono sentito chiamare da babbo, fortunatamente sano e salvo e allora, non appena la canaglia austriaca si è allontanata alla ricerca dei patrioti nascosti, insieme al dottor Matteucci ci siamo rifugiati nella cantina di casa nostra che è un posto del tutto sicuro. Mi chiedo: che fine avranno fatto o faranno molti che si sono battuti fino all'ultimo? So che Stinco è stato colpito in pieno petto e che Ricciolo è stato ferito. Enrico per ora è al sicuro ma gli danno una caccia spietata e certamente lo prenderanno, con tutte le spie che ci sono in giro. Tanti si sono ritirati sul Molo e si sono imbarcati, ma molti hanno fatto quello che non dovevano fare: hanno sparato dai tetti e dalle case e gli Austriaci l'hanno uccisi sul posto come bestie. Qui in questa cantina, in attesa che la situazione evolva, ho composto questi versi per descrivere l'amarezza di tutto il sangue innocente sparso con tanta generosità:
La mattina dell'undici maggio
con il sole che spande il suo raggio
sull'ardito popolo in lotta,
la speranza di mettere in rotta
il nemico crudele e spietato
si disperde attraverso la breccia
che fa entrare la lurida feccia.
E’ furtiva la tenebra nera
sugli arditi e la loro bandiera.
Tra la gente si conta i caduti
con gli sguardi attoniti e muti.
Ma più forte si leva un invito:
il Paese sia libero e unito!
CIECO: Ehi, Antonia, sentite!
ANTONIA: Che volete?
CIECO: Mi avete parlato di quel vostro figliolo...
ANTONIA: Chi, Lazarillo?
CIECO: Sì, proprio Lazarillo, e anche se non posso vederlo, lo sento eseguire i vostri ordini alla perfezione. Sarebbe proprio adatto a farmi da guida. So che non vi trovate in buone acque; me lo affidereste, in modo che mi aiutasse?
ANTONIA
CIECO
ANTONIA: Oh, non lo metto in dubbio. Siete bravissimo a suscitare la pietà della gente. Le elemosine non devono certo mancarvi.
CIECO: Non mi lamento, Antonia, non mi lamento. Così, se voi siete d’accordo...
ANTONIA: E quando avreste intenzione di partire?
CIECO: Al più presto. Oggi stesso, se è possibile. Voi vedete di parlare subito a vostro figlio.
ANTONIA: Bien, gli parlerò e vedrò di convincerlo.
ANTONIA: Lazarillo, figlio mio, è giunto il momento che tu vada per il mondo a cercar la tua fortuna. Quel povero cieco che è lì nella locanda è disposto a prenderti con sé. E’ un uomo rude, ma...
LAZARILLO: Madre, io mi sarei aiutato da solo anche restando con te, ma se tu sei contenta così...
ANTONIA: Sì, è meglio così... Una locanda non è luogo dove un ragazzino possa crescere bene. Qui arrivano avventori di ogni specie, anche persone di malaffare. E io poi, non ho la possibilità di mantenerti come vorrei. E’ meglio così, credimi.
CIECO: Chi c’è?
ANTONIA: Sono io, Antonia.
CIECO: Allora, avete parlato con vostro figlio?
ANTONIA: E’ qui, è pronto per partire con voi.
CIECO: Bien, allora possiamo andare. Anch'io sono pronto.
LAZARILLO: Madre, la tua benedizione.
ANTONIA: Che Dios ti aiuti, Lazarillo. Adios, figlio mio.
CIECO: Vieni, figliolo, staremo bene insieme, por Dios! Oro e argento, io non te ne posso dare; ma consigli per cavartela te ne fornirò a bizzeffe. Mira, voglio mostrarti una cosa. Metti una mano qui sul mio petto e guarda in alto, verso il cielo, vedrai le stelle. Le vedi?
LAZARILLO: Veramente non vedo niente.
CIECO: Aspetta, aspetta, ora le vedrai. Guarda bene in alto, eh....
LAZARILLO: Ahi! Che male!
CIECO: Te l’ho detto che avresti visto le stelle!
LAZARILLO: Cominciamo bene...
CIECO: Brutto scimunito, sappi che l’accompagnatore del cieco deve saperne una più del diablo, por Dios
LAZARILLO (a solo): Costui dice il vero. Debbo stare all’erta perché sono solo al mondo e debbo imparare a cavarmi da ogni impiccio.
CIECO: Ora osserva bene, Lazarillo, tu che lo puoi fare, e impara.
PRIMO PASSANTE: Ho un terribile mal di denti, specialmente quando mangio. Datemi un consiglio...
CIECO: Dios ve ne renda merito, fratello. Dicevate, del vostro mal di denti?
PRIMO PASSANTE: Ho un dolore tremendo, quando mangio.
CIECO: Facilissimo, non mangiate.
PRIMO PASSANTE: Ma mi tormenta anche quando bevo..
CIECO: E voi non bevete.
PRIMO PASSANTE: Ma anche quando parlo e anche quando sto zitto...
CIECO: E voi non parlate né state zitto. Provate a fischiettare.
PRIMO PASSANTE: Fischiettare senza mangiare, senza bere.... Ma in breve finirò morto.
CIECO: Vi assicuro che anche così avrete risolto il vostro problema. Andate e ascoltate le mie raccomandazioni.
SECONDO PASSANTE: Buon vecchio, voi sì che potete darmi un buon consiglio... Mia moglie, quando mi avvicino a lei, è colta da svenimenti...
CIECO: Lo credo bene. Por Dios, che mestiere fate per potervi presentare con simili credenziali?
SECONDO PASSANTE: Il mercante di aringhe, per servirvi. Io passo tutto il santo giorno nei miei magazzini tra le mie merci e quando torno a casa la sera vorrei trovare una moglie affettuosa, gentile, invece quella prima mi guarda stravolta e poi sviene. Avete qualche suggerimento da darmi?
CIECO: Senz’altro. Cambiate mercanzia.
SECONDO PASSANTE: Che volete dire? Ha a che vedere qualcosa la mia mercanzia con gli svenimenti di mia moglie?
CIECO: Più di quanto non pensate, por Dios. Vedete, signore, l’aringa fa bene al palato, ma disturba le vie respiratorie... delle signore. Andate a casa e portate a vostra moglie un flacone di essenze di Valencia. Ve ne sarà grata.
SECONDO PASSANTE: Io non capisco, sono stato sempre un marito affettuoso, io...
CIECO: Dios vi ricompenserà nei cieli, dove tutto è gioia e profumo.
TERZA PASSANTE: Buon uomo, aspetto un figlio. Vorrei sapere da voi se sarà maschio o femmina.
CIECO: Prendete un boccale d’acqua di sorgente, se essa vi apparirà limpida e fresca nascerà un maschio, se invece la troverete ristoratrice e cristallina, farete una femmina.
TERZA PASSANTE: E’ un nuovo metodo?
CIECO: E’ anzi vecchissimo, por Dios. Serve a tutto come a niente. Non vi fidate forse di me, por Dios?
TERZA PASSANTE: Lungi da me questo pensiero. Il fatto è che mio marito desidera molto un figlio maschio, dopo la nascita di sei femmine.
CIECO: Allora mandatemi vostro marito, por Dios! Per un modesto compenso curerò lui e forse la prossima volta andrà meglio.
TERZA PASSANTE: Gracias, tenete...
CIECO:
Due bianche e un maravedì. Non male, non male... anche se poteva andare meglio. Anzi, por Dios, direi che mi è sempre andata meglio di ora. Beh, mi rifarò. Ci deve essere qui vicino una locanda dove in passato ho fatto affari d’oro.
LAZARILLO: Sì, una locanda è proprio dietro di noi.
CIECO: Non vedo l’ora di distendere queste mie povere ossa.
LAZARILLO
: Era ora. Il mio stomaco brontola come un tuono di temporale.
CIECO: L’ingordigia è peccato mortale, caro mio. Por Dios, non vorrai mica costruirti la strada per l’Inferno con le tue mani!
OSTE: Benvenuto, buon uomo. Era un po’ che non vi si vedeva da queste parti.
LAZARILLO:
Ho bell’e capito. Qui bisogna aguzzare l’ingegno. Meno male ho portato con me questo coltellino che penso possa servire, all’occasione. E penso che sarà utile l’ago che mia madre ha messo nella bisaccia...
CIECO: Oste, da bere.
OSTE: Come, bianco o tinto?
CIECO: Vada per il tinto. Ho mangiato più di quanto pensassi.
Si è alleggerita di parecchio... Lazarillo, dove sei?
LAZARILLO:
Sono qui, zio...
CIECO: Por Dios, stai masticando ancora, vero? E ti lamentavi che il pane fosse poco...
LAZARILLO: Eh, già non mi devo più lamentare per stupidaggini del genere. Ci penserò io a tenere a bada il mio stomaco...
Imparerò alla perfezione le tecniche del taglio e del cucito.
CIECO: Ben arrivati, mis amigos... Che il Signore vi benedica. Una mezza pinta, locandiere. Chi vuole che reciti per lui una preghiera, un Pater Noster… un’Ave Maria...
PRIMO CLIENTE: Un'Ave Maria per la mia vitella ammalata, buen hombre.
CIECO: Come ve la devo dire? A prezzo intero o dimezzato?
PRIMO CLIENTE: Non immaginavo che le preghiere avessero prezzi diversi come merci qualsiasi.
CIECO: Dipende dalla gravità del male, por Dios! Quanto è malato l’animale?
PRIMO CLIENTE: Dipende da quanto mi costa....
CIECO: E’ il tono che costa: due bianche per un tono solenne e ben scandito adatto per malattie gravi, un’offerta libera per un tono più rapido e conciso. Quanto è malata la vitella?
PRIMO CLIENTE: E’ solo un po’ azzoppata.
CIECO: Allora, vi va bene la tariffa ridotta?
PRIMO CLIENTE: Muy bien, l’ho lasciata che stava già meglio...
CIECO: Dios ve ne renda merito... Chi vuole una preghiera?
SECONDO CLIENTE:
Volete recitare un Salve Regina per i miei affari?
CIECO: Che genere di affari?
SECONDO CLIENTE: Devo riscuotere dei crediti da un nobile.
CIECO: Che genere di nobile?
SECONDO CLIENTE: Un nobile decaduto, ma un gran senor nel portamento, nelle parole...
CIECO: Vi converrebbe contentarvi delle parole e rinunciare ai denari.
SECONDO CLIENTE: Ma con l’aiuto de Dios...
CIECO: Seguro, seguro... Con l’aiuto de Dios e delle mie preghiere. Ma occorrerà molto tempo, occorreranno molte preghiere...
SECONDO CLIENTE: Cominciate con un Salve Regina, vi prego. Domani, se non avrò ottenuto ragione, tornerò da voi.
CIECO:
Aspettate che mi schiarisca la voce.
Por Dios, com’è che da queste parti le pinte son più piccole?
LAZARILLO:
La locanda è umida, si vede si restringono...
CIECO:
Uhmmm... Una preghiera per qualcuno, un rimedio?
TERZA CLIENTE:
C’è un rimedio per i mariti brontoloni?
CIECO: Por Dios, che dite mai, mia graziosa dama? Io prego per il bene degli altri, non per arrecare loro un danno. (A bassa voce) Comunque, se proprio insistete, dategli da bere questa fiala e non se ne parli più. In pochi minuti ve lo sarete tolto d’intorno per sempre.
TERZA CLIENTE: Per carità de Dios, non intendevo arrivare a tanto. Il mio sposo è un uomo generoso, un galantuomo, ma ha il brutto vizio di avere sempre qualcosa da ridire: il cibo o è troppo caldo o troppo freddo, il tempo troppo secco o troppo umido, gli abiti troppo stretti o troppo larghi. Insomma, alla fine della giornata chi gli sta intorno non vede l’ora che se ne vada a dormire. Per questo mi sono rivolta a voi. Non avete nulla che gli tolga la parola per qualche giorno?
CIECO: Por Dios, mostratevi a lui la mattina appena alzata senza belletto e spettinata. Vedrete che non vi rivolgerà più la parola per qualche tempo.
TERZA CLIENTE: Mi sembrate piuttosto impertinente, caro il mio vecchio. Comunque tenete e che Dios sia con voi.
CIECO: Come diavolo si spiega che da quando sei con me non mi danno più che mezze bianche, mentre prima mi pagavano con una bianca o con un maravedì? Por Dios, devi essere tu a portarmi sfortuna
Su, spostiamoci nella spiazza e vediamo se le cose vanno meglio.
Que te parta un rayo! Ti sei già dimenticato che sei la mia guida e che per questo ti porto con me?
CONTADINO: Buen hombre, perché trattate così male questo povero ragazzo? Che cosa vi ha combinato perché lo prendiate a bastonate?
CIECO: Credete forse che questo ragazzo sia un innocentino? Por Dios, me ne combina più del diavolo, è ladro, impostore e non ha nessun rispetto per me che l’ho salvato dalla miseria più nera e che lo tratto come un figlio.
CONTADINO: Se la cosa sta così come dite, merita senz’altro una punizione. Castigatelo, castigatelo pure. Dios ve ne renderà merito.
LAZARILLO:
Ma chi l’ha mandato questo?
CONTADINO: Mira, voglio regalarvi questa bella pigna d’uva. Quest’anno il raccolto è particolarmente abbondante. Sentite che uva dolcissima!
CIECO: Gracias, amigo, per la vostra bontà. Vi auguro tutto il bene possibile.
Ora voglio essere generoso con te: mangeremo insieme questo grappolo d’uva piluccando una volta per uno, ma mi devi promettere di non prendere mai più di un chicco. Lo stesso farò io, fin quando lo avremo finito e così non ci sarà nessun imbroglio.
Lazarillo, tu mi hai ingannato. Giurerei dinanzi a Dios che hai mangiato i chicchi tres alla volta.
LAZARILLO: Ma perché questo sospetto?
CIECO: Sai da che cosa me ne sono accorto? Dal fatto che io ne staccavo due alla volta e tu non protestavi. Por Dios, non farlo più o te ne pentirai. Torniamo alla locanda per cenare e ricordati che alla prossima che mi combini te ne darò tante che te ne ricorderai finché campi.
LAZARILLO:
Secondo lui, quelle che mi ha dato finora servivano a carezzarmi le spalle?
CIECO: Si avvicina un temporale. Vieni, entriamo. Tieni, Lazarillo, prendi questa salsiccia e fattela arrostire.
LAZARILLO: Ma non c’è nessuno.
CIECO: Non importa, (annusando l’aria) sento che il fuoco è acceso, vai ad arrostirla tu.
Allora, Lazarillo, por Dios, è cotta la mia salsiccia? Ricordati di rosolarla ben benino, il grasso deve sfrigolare sul fuoco, la pelle deve avere un colore dorato senza essere bruciacchiata. Mi raccomando, eh? Sento già l’acquolina in bocca, anche se non mi giunge alcun profumo.
LAZARILLO: Qualcosa non va? Non è buona la salsiccia, zio? Ma perché mi trattate in questo modo? Che ho fatto questa volta?
(Il cieco lo agguanta e gli infila il naso in bocca. Sentendo l’odore della salsiccia lo strapazza)
CIECO: Ecco, cane maledetto, dov’è finita la mia salsiccia. Por Dios, è un pezzo che ti tengo d’occhio (faccio per dire) e già da tempo ho cominciato a dubitare della tua onestà. E’ così che mostri riconoscenza per chi ti ha salvato dalla rovina?
LAZARILLO:
Non è la mia volontà che mi spinge a comportarmi così, è il mio stomaco. Zio, io ero abituato a mangiare poco, ma un poco due volte al giorno. Ora i miei digiuni sono talmente lunghi! Il mio stomaco brontola senza sosta da mattina a sera e la testa risponde solo allo stomaco, non vuol sentire altre ragioni.
CIECO: Por Dios, hai fortuna che sono cieco, altrimenti ti avrei fatto schiarire un po’ le idee a suon di busse. Vieni, intanto accompagnami sotto i portici, poi deciderò cosa fare di te.
CIECO: Lazarillo, tornerà senz’altro a piovere. Abbiamo fatto male ad uscire, non c’è un cane in giro. Incamminiamoci verso il paese vicino. Cos’è questo rumore?
LAZARILLO: Zio, è il ruscello in piena; ma se volete, vedo un punto dove potremo attraversarlo senza bagnarci. Spiccando un salto eviteremo d’inzupparci i piedi.
CIECO: Por Dios, sei un muchacho assennato; per questo, nonostante le apparenze, ti voglio bene. Conducimi dunque il quel punto: siamo d’inverno, l’acqua non fa piacere e meno ancora avere i piedi bagnati.
LAZARILLO: Appoggiatevi a me, zio. (Lo conduce verso la quinta di fondo) Ecco, questo è il punto più stretto.
CIECO: Ora mettimi bene in direzione.
LAZARILLO: Su, zio, saltate più forte che potete. Io vi aiuterò.
Por Dios e por todos los santos, come mai sentiste l’odore della salsiccia e non siete riuscito a sentire quello del dirupo? Evviva! Olé!
CATERINA – Aiutatemi, di grazia, Giannotto mi sta inseguendo!
JESSICA – Chi è Giannotto, un pedofilo?
PIF – Sei insopportabile!
JESSICA – Discreto parecchio, a parte il nome!
CATERINA – Perché mi importuna con le sue dichiarazioni d’amore.
JESSICA – Calma, ora ci penso io. Senti, Giannotto, togliti di mezzo. La signorina non gradisce le tue attenzioni.
GIANNOTTO - Rosa fresca odorosa che appari con l’estate,
le donne ti desiderano, fanciulle e maritate.
Liberami dal tormento, se ne hai volontate:
per te pace non ho la notte e il dia
pensando solo a te, madonna mia.
JESSICA – Sentilo, il romanticone!
CATERINA - Se per me non hai pace, follia te lo fa fare.
Il mar potresti arare, i venti seminare,
Le ricchezze del mondo tutte quante assembrare:
essere non potresti lo mio sposo,
piuttosto, te lo giuro, io mi toso.
JESSICA – Okey, bel colpo! Proprio all’ultima moda! Capito? Lei si tosa!
GIANNOTTO - Se ti tosi i capelli, preferisco esser morto
ché perderei con essi la mia gioia e conforto.
Quando passo e ti vedo, rosa fresca dell’orto,
gran gioia tu mi doni a tutte l’ore,
facciamo che si unisca il nostro amore.
JESSICA – Ehi, frena, giovanotto. Per chi l’hai presa?
CATERINA - Unire il nostro amore? Cadrei dall’altezza,
ché in brutte mani sarebbe mia bellezza.
Se questo mi accadesse, taglierei la mia trezza
e suora mi farei dentro un convento
né di toccarmi ti farei contento.
JESSICA – Esagerata! Sentito bene? Si farebbe suora!
GIANNOTTO - Se ti facessi suora, o trecce mie adorate,
verrei al convento e anch’io mi farei frate,
mettetemi alla prova e pure voi mi amate.
Con te starei tutte mattine e sere
e vedrai ti trarrei in mio potere.
JESSICA – Prepotente! Maschilista!
CATERINA - Ohimè, tapina misera, che destino avversato!
Gesù Cristo l’Altissimo con me certo è adirato:
mi mise al mondo per un uomo scostumato.
Cerca per tutte terre grandi assai,
più bella donna di me tu troverai.
JESSICA – Ma guarda che sei bellina davvero, sai? E anche lui… mica male!
GIANNOTTO - Ho cercato in Calabria, Toscana e Lombardia,
Puglia, Costantinopoli, Genova, Pisa e Sorìa,
Lamagna e Babilonia e tutta Barberia:
donna non ci trovai tanto carina
e perciò fo di te la mia regina.
JESSICA – Senti, bello, è meglio che tu cambi aria un’altra volta.
CATERINA - Poiché ti affanni tanto, ti faccio una preghiera,
che mi vada a chiedere a mio padre e mogliera.
Se di darmi ti degnano, facciamo cosa seria
e sposami in chiesa davanti alle genti
e poi sottostarò ai tuoi comandamenti.
JESSICA - Non lo potevi dire subito che ti piaceva da morire?
CATERINA - No, non sta bene che la donna ceda subito alla corte di un uomo.
JESSICA - Ah, non sta bene? Chissà cosa penserebbero di noi ragazze moderne, che li rincorriamo i ragazzi che ci piacciono.
JESSICA - E ora? Non posso vedere un torneo?
PAF - No, mi dispiace, da ora non più, almeno non di questo tipo. Si continuerà a fare tornei, ma con armi di legno o spuntate, impersonando i cavalieri della Tavola Rotonda, e vi parteciperanno persone di ogni ceto, senza spargimento di sangue. E’ da qui che nascono le feste paesane dei tuoi tempi che commemorano questi fatti. E poi, ora i cavalieri hanno da fare ben altro.
JESSICA - C’è una guerra in vista? Allora portami via subito.
PAF - No, qui sei al sicuro. Vanno in Terrasanta per le Crociate.
JESSICA - Ah, mi ricordo, per la liberare il Santo Sepolcro dalle mani dei Turchi.
PAF - Esattamente.
JESSICA - Ma partono proprio tutti i cavalieri?
PAF - Sì, e non solo quelli. Alle crociate partecipano anche i Templari.
JESSICA - E chi sono?
PAF - Si tratta di un ordine religioso-militare che ha il compito di difendere gli stati cristiani in Terrasanta e i pellegrini che si recano a Gerusalemme.
JESSICA - La Chiesa non dovrebbe essere pacifista? E i monaci vanno a combattere?
PAF - Eh, con la scusa delle guerre sante... Ma non divaghiamo. Partono anche avventurieri, masse di miserabili in cerca di fortuna. Si parla molto di favolose ricchezze in oriente e del resto i sovrani non vedono l’ora di levarsi di torno i vassalli più irrequieti e turbolenti. Senza contare che combattendo o recandosi in pellegrinaggio, si può ottenere l’indulgenza plenaria di tutti i peccati.
JESSICA - Chissà quante donne rimarranno sole! Quelle là salutano i partenti?
PAF - Sì. Vuoi ascoltarle?
JESSICA - Certo.
DONNA 1 - Già mai non mi conforto
né mi voglio rallegrare.
Le navi sono al porto
ed or voglion salpare.
DONNA 2 - Io non mi posso confortare
né in letto né in via:
in terra d’oltremare
ci sta la vita mia!
DONNA 3 - Santus, santus, santus Dio,
che la Vergin creasti,
salvaguarda l’amor mio
che lontan da me mandasti.
DONNA 4 - Oh alta divinità
temuta e adorata,
la mia dolce metà
ti sia raccomandata.
JESSICA - Poverette, che tristezza!
CONDUTTORE - Buonasera, cari telespettatori, siamo di nuovo al QUID SHOW, il quid che vi lascia col fiato sospeso!
Ah, come sono bravo! Come sono simpatico! Ed ecco a voi il concorrente di questa sera, il signor Dondolini da Perugia.
CONCORRENTE - Non si preoccupi, mi dondolo appunto per concentrarmi
CONDUTTORE - Si ricordi che sono in palio stramilioni, con il quid che vi lascia col fiato sospeso!
Come sono bravo, come sono simpatico! E' pronto, signor Dondolini da Perugia? E' concentrato?
CONCORRENTE - Più concentrato di così! Se dondolo di più, finisce che casco per terra!
CONDUTTORE - Ora le luci vanno giù e non si sbaglia più! Come sono bravo!
ALESSIO - Se si toglie, mi fa un favore: mi impedisce di concentrarmi.
CONDUTTORE - Forza, signor Dondolini, ché il tempo sta per piovere, volevo dire… per scadere! Come sono simpatico! Forza, mi dia la risposta.
ALESSIO
- 237,5.
CONDUTTORE - A me risulta 237,6.
Cosa dicono i nostri giudici? Via, non teneteci col fiato sospeso! Ah, come sono spiritoso! Confermate che la risposta giusta è 237,6? Mi dispiace, dobbiamo salutarci, signor Dondolini.
ALESSIO: - Eppure… E' la goccia che ha fatto traboccare il vaso… volevo dire il pluviometro. Devono aver considerato anche quella.
CONDUTTORE - Arrivederci e buona fortuna.
Ed ecco il prossimo concorrente.
Benvenuto, signor Ticchetti. Lei viene da Verona, vero?
Ah, no? Da Lucca? Nemmeno? Da Milano? Neppure? Ma che copione mi avete dato? Non importa, lei viene da dove le pare. Andiamo avanti. E' a suo agio, signor Ticchetti?
TICCHETTI - Sì.
CONDUTTORE - Sì? No? Non la vedo molto convinto. Dunque, la domanda riguarda "I Promessi Sposi".
TICCHETTI - Benissimo.
CONDUTTORE - Ah, vedo che ora è più sicuro di sé. No? Sì? No? Mi sta venendo un cerchio alla testa. Come sono disgraziato! Ecco la domanda: cosa mangiò Renzo all'osteria della Luna Piena? Eh, cosa mangiò? Stavolta faremo una domanda secca, senza opzioni. A lei la risposta.
TICCHETTI - Renzo mangiò delle polpette.
CONDUTTORE - No, no, NO! Stufato! Sa cos'è lo stufato? No? Sì? Ho la vista un po' annebbiata. Sono dolente, signor Ticchetti, Renzo mangiò dello stufato. Quindi lei ha sbagliato e dovrebbe togliersi di…
TICCHETTI - No, no, non posso proprio rispondere. Mi è rimasto tutto lo stufato sullo stomaco.
CONDUTTORE - Andrà meglio con la prossima concorrente.
Buonasera, signora Bellocchio.
BELLOCCHIO - Signorina, prego. Ci tengo, eh?
CONDUTTORE - Certo, certo. Non avevo dubbi.
Voglio dire sul fatto che lei risponderà benissimo alla domanda che le farò. Piuttosto, sta comoda?
BELLOCCHIO - Questa sedia… ecco, non è molto comoda.
CONDUTTORE - Provvedo subito.
Per favore, una sedia adatta alla signorina.
Va bene, così?
BELLOCCHIO
- Ah, che gentile, ha voluto darmi un portafortuna. La terrò qui accanto a me.
CONDUTTORE - Bene, passiamo alla domanda. Vedo che riguarda le scienze. Anche per lei una risposta senza opzioni. Siamo pronti?
BELLOCCHIO - Prontissimi.
CONDUTTORE - Se alle ossa umane ne togliamo 25, ne aggiungiamo 40, le moltiplichiamo per 2 e le dividiamo per 6, che animale otteniamo?
BELLOCCHIO - Mah… non vorrei sbagliare.
CONDUTTORE - Su, signorina. Le ripeto. abbiamo le ossa umane, ne togliamo 25, ne aggiungiamo 40, le moltiplichiamo per 2 e le dividiamo per 6, che animale otteniamo? Su, che animale?
BELLOCCHIO - Lei, senza dubbio.
CONDUTTORE - Oh, no, un mostro no!
Come sono a terra!
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SIGNORINA 1 – Polivitaminiche, ultranutrienti / son gustose e non rovinano i denti./ Via i frigoriferi, via le cucine, / le tieni in tasca tanto son piccine.
ALESSIO – No, grazie, domani ho una gara. Non vorrei risultare dopato.
SIGNORINA 2 – Che c'è oggi nel menù? / Gli spaghetti col ragù, / pollo arrosto e patatine, / macedonia e tre tortine.
ALESSIO - Ho detto di no!
PROF. - Avete visto? Cosa si può concludere? E' più importante sapere i millimetri di pioggia o ricordarsi di guardare il cielo prima di uscire per non scordarsi l'ombrello? Sono più importanti le polpette di Renzo o la vita nella Milano del '600 descritta da Manzoni?
ALUNNA - Ma non dice sempre che bisogna sapere tutto?
PROF. - Sì, ma senza cadere nell'assurdo. Cosa diresti se ti facessi fare una ricerche sulle vicende amorose del pidocchio?
Cosa ne pensi della funzione della TV nella vita degli anziani?
ALUNNA - E' vero! La mia nonna con le sue amiche guarda sempre tutte le telenovelas. Salta anche il pranzo, per non perdersele. Diventerà anoressica! Ma quella che preferisce è BRUTTIFULL.
LOOK
- Sei tu Bridge? Ciao, tesoro!
BRIDGE - Ciao Look! Cosa stai facendo?
LOOK
- Sei stanco, caro? Ti ho preparato il tuo piatto preferito, amore mio: salmone e broccoli.
BRIDGE - Odio il salmone, lo sai. Quello è il piatto preferito di mio padre.
LOOK - E' vero, hai ragione. Quando ero sposata con lui non faceva altro che mangiarne. Allora vado a preparare salsiccia e funghi.
BRIDGE - Odio anche le salsicce. Quelle sono la passione di mio fratello.
LOOK - Ho sbagliato di nuovo. Quando sposai tuo fratello litigai con lui per via delle salsicce. Con tutti i mariti che ho avuto, faccio un po' di confusione. Mi è sempre successo. A tuo fratello compravo camice che piacevano a tuo padre e a tuo padre compravo le cravatte che tu adori. Ma lo sai, sono sempre stata follemente innamorata di te. Ti vedo un po' giù di corda, o sbaglio, amore mio?
BRIDGE - Sono preoccupato per la nuova sfilata. Devo subito uscire, mi devo occupare degli ultimi particolari.
LOOK - Ma vedrai che andrà tutto benissimo.
Perché invece non passiamo la serata io e te, insieme, soli soletti nel nostro nido, passerottino mio?
BRIDGE - Ti ho detto che non posso. Ho già fissato degli appuntamenti.
E smettila con tutti questi piagnistei! Piuttosto, ti ricordi che deve arrivare dalle Antille mio cugino Charles, vero?
LOOK - Certo, non sono mica scema. E com'è questo tuo cugino? E' affascinante come tutti gli uomini della tua famiglia?
BRIDGE - E' belloccio, sì.
LOOK - Davvero? E a che ora arriva?
BRIDGE - Devi andare a prenderlo all'aeroporto tra due ore.
LOOK - Meraviglioso! Vado subito a togliermi questi straccetti. Voglio essere presentabile.
BRIDGE - Ma sei bellissima così! Non ti eri già cambiata per me?
LOOK - Certo, ma ora mi sembra che Charles meriti un'accoglienza straordinaria.
BRIDGE - Hai troppa ragione. Sai cosa faccio? Vengo anch'io all'aeroporto. Conosco quel tuo modo di fare e non vorrei che tu…, che anche lui… insomma… ci siamo capiti.
LOOK - E la sfilata? E i tuoi appuntamenti?
BRIDGE - Andrà tutto avanti anche senza di me.
PRESENTATRICE - Benvenuti, signori, alla sfilata della prestigiosa casa di moda Cornaster che ha ideato per voi abiti in perfetto tono con i mesi più significativi e amati dai vip.
SPETTATORE 1 - Lo voglio prendere per la prossima festa. Chissà come sarà contenta mia moglie!
SPETTATORE 2 - Un po' ingombrante, ma carino
PRESENTATRICE - Per voi Aprile, dolce dormire. E arriva Maggio, il mese delle rose.
SPETTATRICE 1 - Questo mi piace proprio
SPETTATRICE 2 - E poi per cinquemila dollari… regalato!
PRESENTATRICE - Finalmente Luglio, tutti al mare a mostrar le chiappe chiare.
SPETTATRICE 3 - Non fa per me. Odio il mare!
SPETTATRICE 4 - Se è per questo, anch'io. Ma con un costume come quello hai sicuramente gli occhi di tutti addosso.
PRESENTATRICE - Avanza Settembre che i dolci grappoli arrubina. Ed eccoci infine a Dicembre: che cuccagna! Qui se magna!
SPETTATRICE 5 - Stupendo! Sembra di Armani.
SPETTATRICE 6 - Ma no, che dici! Macché di Armani, è di cotone!